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Come era prevedibile, le prospettive di sviluppo dell’economia reggiana, pur rimanendo in terreno positivo, segnano un rallentamento rispetto ai valori previsti alla fine del giugno scorso.

Dopo un primo semestre in crescita, e certamente al di sopra delle stesse prudenti attese, la previsioni per la chiusura del 2022 parlavano di un aumento del Pil del 3,4%; a distanza di pochi mesi, a certificare la riduzione del trend di crescita è ancora una volta Prometeia con i suoi “Scenari per le economie locali”, analizzati dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Reggio Emilia.

E’ da qui, dunque, che si evidenzia un rallentamento del Prodotto Interno Lordo, che a fine anno dovrebbe segnare un +2,8%, cioè un valore inferiore sia al tasso di crescita previsto a livello nazionale (+3,3%) che a quello ipotizzato per l’Emilia-Romagna (+3,6%).

Il dato, evidentemente, è condizionato, a Reggio Emilia più che altrove, dal forte rallentamento previsto per la produzione industriale a carico di un tessuto produttivo che, in diversi casi, sconta più duramente l’abnorme aumento dei costi dell’energia.

Le previsioni, peraltro, parlano anche di un 2023 più difficile nella nostra provincia che nel resto del Paese.

La flessione, attualmente in atto, del prezzo gas (cui è fortemente legata anche la produzione di energia elettrica) potrebbe portare a miglioramenti anche sensibili, ma intanto il Pil reggiano è previsto in lieve calo (-0,2%) l’anno prossimo

Tornando alle previsioni 2022, l’analisi relativa ai diversi settori evidenzia, insieme al modesto +0,2% previsto per l’industria, il mantenimento di un forte incremento del settore delle costruzioni (+13,3%), seguito dai servizi (+3,8%), mentre un lievissimo ribasso (-0,1%) è previsto per l’agricoltura.

Quanto ai rapporti con l’estero, le previsioni delle esportazioni per quest’anno indicano una crescita del 4,6%, seguita da un aumento del 3,1% nel 2023.

In terreno positivo anche l’andamento previsto per il mercato del lavoro, con un aumento dell’occupazione pari all’1,8% e un tasso di disoccupazione destinato a scendere al 3,6%, valore che dovrebbe rimanere stabile anche nel 2023, quando è previsto un aumento degli occupati dell’1,1%.

Per l’anno prossimo, i dati più critici vengono segnalati per l’industria (-1,3%)  e l’agricoltura (-2,9%), mentre in leggero aumento sono previste le costruzioni (+1,2%) ed i servizi, con un incremento dello 0,5%.


Ultimo aggiornamento

24-10-2022 17:10

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